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venerdì 27 luglio 2012

Dicono che...


Dicono che quando ti rendi conto che la vita è una sola, improvvisamente ti sembra di non aver vissuto abbastanza, e che senti il tempo scivolarti dalle mani, che desideri iniziare a vivere di nuovo, o almeno ad avere un'altra vita parallela.

Dicono che questo avvenga soprattutto nella cosiddetta mezza età.
Dicono che in quel periodo ti sembra di stare in gabbia e che desideri scappare lontano da te stesso e dalla tua vita per iniziarne un'altra ex novo. Dicono che in quel momento rimetti tutto in discussione.
Dicono che è maggiormente in quel periodo che si tradisce, e che si rompono i rapporti di vecchia data.
Che ci si toglie la maschera indossata fino a quel momento e si diventa finalmente se stessi. Diversi da tutto quello che si è sempre stati.


E' vero.

Quando sento l'inquietudine crescere dentro me, quando sento mille domande affiorare alla mente, mille voglie inespresse, mille sogni che non realizzerò, mi chiedo cosa vorrei veramente che cambiasse, come vorrei che fosse la mia vita per essere "speciale".
Da dove vorrei ripartire.

Se potessi iniziare una nuova vita oggi, mi piacerebbe potermi reinventare, incontrare nuove persone, vivere in un altro posto.
Studiare di più, cambiare lavoro, cambiare città, cambiare stato.
Mi piacerebbe poter fare pazzie, prendere armi e bagagli e partire, senza dover dare conto a nessuno, senza preoccuparmi della famiglia, del gatto, dei gerani, dei genitori, del lavoro: poter viaggiare, girare il mondo con uno zaino in spalla senza meta, senza legami.
Divertirmi, andare a ballare, scoprire nuove cose, godere dell'arte e della cultura, avere tante nuove amiche, tanti amanti, tanti interessi.
Farmi sorprendere dalla vita giorno per giorno.

Vorrei vivere da sola in un piccolo appartamento, dormire sul divano se mi va, o con la televisione accesa, senza nessuno che mi dica cosa fare e cosa non fare, e avere una tana tutta mia arredata con tante personalissime cose che parlino di me.
E poi vorrei potermi fermare a guardare il tramonto sul mare dalla mia terrazza, sorseggiando un drink con un amico speciale. Con una musica lieve a fare da sottofondo alle nostre chiacchiere.

Mi piacerebbe innamorarmi ancora, sentire il fiato mozzo, il cuore in gola, le mani sudate, solo per aver sentito una voce al telefono, o per aver incontrato uno sguardo. O per un bacio inaspettato.
Vorrei ritrovare il gusto di cucinare qualcosa di speciale per qualcuno di speciale, gioire di un'intesa, in silenzio, parlando solo con gli occhi.
Vorrei potergli dire "resta qui a dormire stanotte"... sentirmi autonoma, libera. Libera anche di sbagliare.


Ma poi credo che alla lunga rifarei tutto quello che ho fatto finora....

Mi innamorerei e vorrei poter condividere con quel qualcuno di speciale la mia vita, svegliarmi abbracciata all'uomo che amo, alzarmi in punta di piedi per preparargli il caffè e portarglielo a letto con un bacio del buongiorno. Restare ancora un po' abbracciati a chiacchierare e a baciarci. E a fare l'Amore.
E tutto il mondo intorno sparirebbe.

E allora mi dico che forse tutto quello di cui ho bisogno non è partire e andare via...ma tornare a casa e scoprire che amo ancora chi mi sta accanto da tanto tempo.
E che forse dovrei incominciare una nuova vita con chi mi ha vista cambiare in questi anni, restandomi sempre accanto, amando ogni mia ruga, ogni mio difetto, ogni mio passo, anche sbagliato.
Ogni mia inquietudine silenziosa, non confessata, non urlata se non con le parole lasciate libere nel web senza nome. 
Ogni mia lacrima sul cuscino alla quale non ha saputo dare un nome.

Non so se ci riuscirò, ma è quello che vorrei....innamorarmi ancora di mio marito.








sabato 21 luglio 2012

Una carezza sui capelli

Quello di cui avrei bisogno ora è una carezza sui capelli a spegnere il mio tormento.
Una carezza lenta che dica: schhhhh, non parlare, non temere, io sono qui.
Una carezza che faccia fluire tra le chiome le emozioni come seta che scivola tra le dita.
Una carezza lunga una vita, appoggiando il capo al tuo petto.
Una carezza silenziosa che dica più di mille parole.






lunedì 16 luglio 2012

Ossessione

"Certi amori non finiscono...fanno dei giri immensi e poi ritornano..."
Oggi questa canzone mi suona nella testa con insistenza, forse perché è la più adatta a rispecchiare la mia situazione attuale.

Era da più di tre anni che non ci incontravamo. Lei come sempre slanciata e bionda, bella e affascinante come solo le cose proibite sanno esserlo.
Avevo sempre evitato di incontrarla, negli ultimi anni, per paura di ricadere nella tentazione di volerla nuovamente, di innamorarmi ancora di lei, per evitare che diventasse la mia ossessione, la mia compagna ricercata e desiderata dei momenti di solitudine, amata e odiata, quella che mi faceva guardare dentro in silenzio, per evitare di non saper più fare a meno di lei come tanti anni fa. 
Mi era costato tanto dirle addio. Mi ero rinchiusa in casa, lontano da tutto e da tutti quelli che avrebbero potuto parlarmi di lei. Ero stata molto forte. Molto. 
Aveva un gran potere seduttivo su di me. Mi piaceva.
Quel suo essere forte e sfuggente allo stesso tempo, pericolosa e sempre disponibile, attecchiva immediatamente nel mio io di donna fragile e forte al contempo, che cerca sempre di superare i limiti dell'impossibile e poi si ritrova a non saper resistere ad una tentazione. 
E ora...ora che il suo profumo, che a volte ho trovato insopportabile, che ho odiato con tutta me stessa dopo averla lasciata, è ritornato prepotentemente nei miei desideri, non riesco a non pensarci. 
Com'è possibile non riuscire mai a dirle di no? Perché desidero sempre stingerla tra le mie mani, saperla mia, averla ogni istante sulle mie labbra per assaporarne il suo sapore forte, caldo, che mi inebria, che mi rende una stupida dipendente che non desidera altro e che non pensa ad altro che a lei? Perchè ci siamo incontrate di nuovo? Quale scherzo del destino mi ha voluto mettere nuovamente alla prova sapendo che non avrei saputo resisterle?
Oscar Wilde diceva che l'unico modo per liberarsi di una tentazione è cedervi.... Sbagliava!
Ora che ho ceduto e che mi sono fatta riavvolgere nelle sue spire, so che non riuscirò a liberarmene facilmente un'altra volta.
Ora che la mia bocca ha assaggiato di nuovo il suo sapore.......ora che i miei occhi la guardano, che le mie mani la stringono.......io non riuscirò facilmente a smettere di nuovo di fumare!
Maledetta bionda...


domenica 15 luglio 2012

La luce dorata dell'alba

Questo è uno scritto di qualche tempo fa, dedicato ad una persona uscita in modo inaspettato dalla mia vita grazie ad un messaggio.


La luce dorata dell'alba filtrava sottile dalle fessure delle imposte, chiuse male nella fretta dell'amore, disegnando ricami di luce sulle lenzuola ancora intrise dei nostri odori. Con gli occhi chiusi, la guancia posata sul cuscino sollevato dalla mia stessa mano, restavo rannicchiata come una bambina nel tepore dolce di quella notte appena finita nella quale ti avevo osservato dormire accanto a me. Stremato da un pomeriggio di desiderio condiviso, appagato nella mente prima ancora che nel corpo, in cui ci eravamo entrati sotto pelle come intreccio invisibile e vitale di capillari, tu già dormivi ed io ti osservavo con gli occhi di una donna innamorata, ti accarezzavo piano il capo, ti sfioravo le spalle nude e forti, respiravo il tuo respiro. Cercavo di leggere, nei movimenti dei tuoi occhi chiusi, i sogni che vivevano in te e ti sussurravo in un soffio i miei pensieri e le mie paure, come in una nenia della buonanotte. Nenia di orchi e fate, angeli e demoni, passato e futuro in lotta tra loro nella mia mente.
Mi ero addormentata così, col tuo sorriso sereno e inconsapevole negli occhi, il tuo odore sulla pelle, e nel cuore la paura che tutto finisse all'improvviso.
La luce dorata dell'alba filtrava appena insieme ai cinguettii insistenti dei merli e dei passerotti, in un canto straziante che diceva "svegliati, è ora di alzarsi, non sognare" e così ho aperto piano gli occhi ancora impastati di sonno. Col sorriso sulle labbra ti ho cercato accanto a me, tra le lenzuola ancora intrise dei nostri odori, ma sul cuscino caldo, tra i ricami di luce del mattino, solo poche parole, le tue.
Parole amare e appuntite dal sapore di un addio.
Ecco le mie paure prendere forma. Ecco le fate e gli orchi, gli angeli e i demoni, il passato ed il futuro in lotta tra loro. Ecco la nenia della buonanotte prendere vita.
Ecco che nel silenzio dorato il canto del mattino è diventato fragore, si è trasformato in urlo, squarcio, tamburo martellante nelle tempie.
Martellante come il tuo silenzio.

Mi hai lasciato qui in ricordo la tua pelle. È distesa ancora tra le lenzuola intrise dei nostri odori, come un vestito smesso che non vuoi più indossare, ma ti sei portato via l'anima.
Era l'unica cosa che volevo di te.
Avrei voluto trovarti ancora accanto a sussurrarmi parole d'amore, ma anche la tua rabbia, le tue paure e i tuoi pensieri, in uno scambio reciproco di forza e condivisione. Mi hai lasciato la tua pelle e sei volato via.
L'amore non è dolore, è dono.
L'amore non è gioco, è gioia.
L'amore non è tormento, è tornare.
L'amore non è guardarsi da lontano, è guardarsi negli occhi.

Quanto tempo è passato? Un giorno, una settimana, un mese, un anno? Non lo so più. Il tempo è un elastico che si allunga o si accorcia in misura inversamente proporzionale alla bellezza dei momenti e delle emozioni.
Resto ancora qui ad aspettare il tuo ritorno, con le mie parole stese accanto alle tue.
Resterò ancora un pò seduta in questo bar, davanti ad un caffè sempre amaro per quanto zucchero possa metterci.
Resterò qui nella speranza di sentirti arrivare alle mie spalle e coprire con le tue mani le mie sulle quali posa il capo stanco. Nella speranza di sentire la tua voce sussurrarmi tra i capelli qualunque cosa, anche un addio. O un ti amo.
Il silenzio urla dentro e fa male più di una pugnalata.
Dimmi ciò che vuoi, ma dimmelo guardandomi negli occhi, in modo che non ti possa fraintendere.
Dimmi cose che già so o cose che non posso immaginare. Ma dimmelo guardandomi negli occhi. Parole sul cuscino non ne voglio più.


mercoledì 11 luglio 2012

Le parole

Le parole restano sospese a mezz'aria senza fiato, vibrano tra le corde dei miei sensi legati indissolubilmente ai tuoi.
Sono punti sospensivi nelle note di una canzone, stelle nel firmamento delle emozioni, che dall'alto restano immobili a guardare cosa il cielo ha scelto per noi. 
Le parole restano in silenzio urlando dentro, per paura di spaventare chi le ascolterà. Per paura di rivelare anche a sé stessi ciò che gli occhi non vogliono vedere, ma che conoscono già, e ciò che la pelle non vuole sentire, pur rabbrividendo già.
Le parole restano dentro, come un boccone non ingoiato, nascoste tra le righe di una bozza lunga una vita, in attesa di trovare il modo di scappare, di rivelarsi, come un fiore che sboccia tra la neve, quando tutto sembra grigio e freddo.
Le mie parole vorrebbero saper volare in alto, come piume leggere, per strappare il cielo a metà, per potercisi aggrappare e correre veloci incontro all'Amore.

Ma ogni volta restano chiuse in queste quattro mura. 
Nella mente e nelle dita ferme sulla tastiera.
Chiuse in un "salva adesso tra le bozze".

Anche stanotte ti cercherò accanto ... e so che ci sarai, sarai qui al mio fianco, con le tue parole per me chiuse tra le tue quattro mura, nella mente e nelle dita ferme sulla tastiera.
Sarai qui mentre la mia mano ti cercherà invano, tu uomo fatto di aria e sospiri, d'argento e azzurro e fumo. 
Lo so che ci sei ancora, come io sono ancora qua.


Mille email di te e di me...
"per sempre, per tutto quanto il tempo in questo addio io mi innamorerò di te"



Un buon non-compleanno

Avrei voluto poterti fare gli auguri il giorno del tuo compleanno, per esserti vicina anche se solo così...a distanza.
Avrei voluto spegnere con te le candeline di questa torta immaginaria, restarti vicina in questo buio immaginario, e poi darti un bacio immaginario....
Avrei voluto spalmarti la panna sul naso e poi scappare, per non farmi prendere...
e ridere e giocare con te.
Sempre nel mio mondo immaginario.

Mi sento un po' Alice nel paese delle meraviglie...
o Rossa nel mondo dei sogni.

Quei sogni che non mi abbandonano mai, neanche quando sono sveglia.
Neanche quando sono consapevole di sognare.
Neanche quando i sogni svaniscono nella nebbia del mattino.
Perché i sogni " sono il sale della Vita: ravvivano i colori, donano gusto, ci fanno compagnia.
Emozionano. A volte più della Vita stessa."


 


Scritto sulla sabbia




SCRITTO SULLA SABBIA

Che il bello e l'incantevole 
siano solo un soffio e un brivido, 
che il magnifico entusiasmante amabile 
non duri: nube, fiore, bolla di sapone, 
fuoco d'artificio e riso di bambino, 
sguardo di donna nel vetro di uno specchio, 
e tante altre fantastiche cose, 
che esse appena scoperte svaniscano, 
solo il tempo di un momento 
solo un aroma, un respiro di vento, 
ahimè lo sappiamo con tristezza. 
E ciò che dura e resta fisso 
non ci è così intimamente caro: 
pietra preziosa con gelido fuoco, 
barra d'oro di pesante splendore; 
le stelle stesse, innumerabili, 
se ne stanno lontane e straniere, non somigliano a noi - 
effimeri-, non raggiungono il fondo dell'anima. 
No, il bello più profondo e degno dell'amore 
pare incline a corrompersi, 
è sempre vicino a morire, 
e la cosa più bella, le note musicali, 
che nel nascere già fuggono e trascorrono, 
sono solo soffi, correnti, fughe 
circondate d'aliti sommessi di tristezza 
perché nemmeno quanto dura un battito del cuore 
si lasciano costringere, tenere; 
nota dopo nota, appena battuta 
già svanisce e se ne va. 
Così il nostro cuore è consacrato 
con fraterna fedeltà 
a tutto ciò che fugge 
e scorre, 
alla vita, 
non a ciò che è saldo e capace di durare. 
Presto ci stanca ciò che permane, 
rocce di un mondo di stelle e gioielli, 
noi anime-bolle-di-vento-e-sapone 
sospinte in eterno mutare. 
Spose di un tempo, senza durata, 
per cui la rugiada su un petalo di rosa, 
per cui un battito d'ali d'uccello 
il morire di un gioco di nuvole, 
scintillio di neve, arcobaleno, 
farfalla, già volati via, 
per cui lo squillare di una risata, 
che nel passare ci sfiora appena, 
può voler dire festa o portare dolore. 
Amiamo ciò che ci somiglia, 
e comprendiamo 
ciò che il vento ha scritto 
sulla sabbia.
Hermann Hesse da La felicità, versi e pensieri

martedì 10 luglio 2012

A mia figlia 2

Eri grande un pugno. Il tuo viso piccino e tondo come una mela.
I tuoi occhi...piccoli, lucidi, appena aperti al mondo prima del dovuto, già cercavano me per sentirsi al sicuro.

Ricordo di aver detto che il giorno in cui sei nata tu, sono nata davvero anche io.
Amore di mamma, non sai quanto ti amo e quanto mi ferisce subire le tue pugnalate.


Non sai quanti sogni ho fatto per te e con te, quanti sacrifici ho fatto per poter godere anche solo di un tuo sorriso, quante notti insonni solo per guardarti dormire serena.
E quanti giochi ho inventato per te, quante storielle.

Poi arriva un momento, un momento chiamato adolescenza, in cui devo decidere se continuare ad essere la mamma buona e accondiscendente, o se diventare il tuo peggior nemico, per il tuo bene, solo per il tuo bene.
E allora mi cade il mondo addosso, ora che da questo lato della barricata ci sono io.
Ora che la "cattiva" devo interpretarla io.

Non è facile, credimi, non è facile fare la mamma e non sbagliare.
Ho l'impressione di sbagliare qualunque scelta faccia con te.

Stasera darei di tutto per tornare a quelle sere in cui mi addormentavo vicino a voi, a te e a tua sorella, raccontandovi una storia, o cantandovi una ninna nanna.

Darei di tutto per poterti tenere ancora in braccio, attaccata al mio seno, a cullarti piano al suono di una musica dolce per farti calmare.

Darei di tutto per tornare la mamma di una volta che nei pomeriggi d'inverno si metteva a disegnare acquerelli con voi da attaccare al frigorifero.

Darei di tutto per poter tornare a giocare con le Barbie seduta sul tappeto insieme a voi, e ridere dei nomi buffi inventati, e di tutte le storie partorite al momento.

Darei di tutto per poter tornare indietro, invece di accettare che state crescendo e che presto o tardi ve ne andrete. Tu lo hai già fatto ormai...non ti fidi più di me, non ti apri più con me, mi prometti e poi non mantieni.

Tu ormai sei già andata via....



Al lupo al lupo

Un pastorello conduceva ogni giorno le sue pecorelle a pascolare.
Si annoiava molto e così decise di fare uno scherzo a tutta la gente del villaggio.
- Aiuto… al lupo al lupo. Cominciò allora a gridare con quanto fiato aveva in gola.
Tutti i contadini accorsero armati di forconi e randelli, ma quando arrivarono nel grande prato non videro neanche l'ombra del lupo. Il pastorello rideva a crepapelle :
- Era solo uno scherzo e voi ci siete cascati!!!
Qualche giorno dopo ripeté lo stesso e i contadini allarmati giunsero di corsa la prato.
Presto si accorsero che il pastorello si era giocato un'altra volta di loro.
Un giorno arrivò d'improvviso un intero branco di lupi; il pastorello cominciò a gridare disperatamente:
- Al lupo al lupo.
Ma i contadini , credendo a un altro scherzo, non si mossero più. 
Indisturbati, i lupi, fecero strage di pecore e agnelli.

favola Esopo

venerdì 6 luglio 2012

Quel ramo del lago di Como... parte 5

Durante il convegno i nostri occhi si incrociarono spesso, anche quando lui dovette indossare una maschera di ghiaccio e comunicare quelli che sarebbero stati i cambiamenti fondamentali, necessari per un miglioramento aziendale, cambiamenti che però sarebbero andati contro gli interessi di molti collaboratori, costretti a riorganizzarsi, me compresa.
Quello che temevo, prima di investirlo con il mio succo di frutta, si stava materializzando davanti ai miei occhi ma, stranamente, non mi spaventava più l'idea di cambiare città per andare a lavorare nell'ufficio in cui lavorava lui. Parlava e mi guardava di sottecchi, mentre esponeva le sue ragioni a tutti noi e indicava grafici e previsioni sulla lavagna luminosa, e mi sembrò che nei nostri sguardi ormai complici ci fosse una sorta di filo invisibile a legarci.

Arrivò finalmente anche la fine dell'incontro, la maggior parte dei colleghi iniziò ad allontanarsi, chi con aria soddisfatta, chi invece con aria afflitta.
Con aria indifferente io invece decisi di andare a fumare una sigaretta in terrazza, in attesa che Mario si liberasse e mi raggiungesse, ma lontano da occhi indiscreti. Stavo godendo della vista spettacolare di quella mattina, ma con un animo completamente diverso. Non pensavo più al lavoro, l'unico mio pensiero era quella cena che avremmo consumato in terrazza, con un po' di buona musica in sottofondo, e qualche fiaccola accesa. Il solo pensarci mi emozionava e mi metteva agitazione.
Pensavo di non avere il vestito adatto ad una cena, che avrei voluto darmi una ritocchino al trucco e ai capelli e, mentre cercavo in borsa per vedere se avevo con me il necessario per un pronto intervento, sentii la sua mano appoggiarsi sulla mia spalla.

- allora, eccoci qui. Ti dispiace se fumo anche io una sigaretta prima di andare a cenare? Vorrei scaricare per qualche minuto tutta la tensione accumulata...non è stato facile per me -

Il suo tono confidenziale, come se fossimo amici da sempre, mi fece sorridere e dimenticare tutto il resto. Mentre estraeva una sigaretta dal pacchetto io, che stavo giocherellando ancora con l'accendino tra le dita, immediatamente sfregai la pietrina e gli avvicinai la fiamma tremolante per fargliela accendere.
Con le sue mani circondò la mia per evitare che il vento spegnesse la fiamma e contemporaneamente mi guardò negli occhi.
Ogni volta che i nostri occhi si incrociavano avvertivo un brivido percorrermi dalla nuca lungo la schiena, arrivando fino alla bocca dello stomaco, ed era una sensazione fantastica.
Si appoggiò alla balaustra al mio fianco e aspirò una lunga boccata.
Eravamo lì in silenzio, mentre il sole stava pian piano nascondendosi dietro le montagne e colorando il cielo di mille sfumature, e in quel momento sentii di non avere bisogno di null'altro al mondo.
Pochi minuti dopo affondammo le sigarette ormai consumate nel posacenere pieno di sabbia colorata e lo osservai ancora incredula. Mi sorrise, mi prese per mano, e mi condusse al tavolo che aveva, non so come e quando, fatto preparare nell'altra terrazza.
Cenammo alla luce fioca delle candele, mentre il cielo perdeva man mano i suoi colori, e parlammo di tutto meno che di lavoro per un tempo indefinito, lunghissimo eppure sempre insufficiente per i nostri argomenti che non si esaurivano mai. Ridemmo come bambini, ci scambiammo le rispettive portate per assaggiarle, e ci sembrò tutto così naturale da essere quasi impossibile non esserci conosciuti prima.
Era come cavalcare la stessa onda di pensiero, la stessa scia emozionale. Ci capitava spesso di dire le stesse cose contemporaneamente, come se avessimo un solo sentire, comune ad entrambi.
Quando le nostre mani si sfiorarono vicino alla bottiglia del vino, ormai quasi finita, le dita si intrecciarono come governate da un volere superiore.
Era un sogno, tutto troppo perfetto per essere vero, e questo iniziava quasi a spaventarmi.
Avevo subito troppe cadute in passato, troppe delusioni che mi avevano lasciato grosse ferite e che mi avevano impedito in seguito di lasciarmi andare ai sogni. Ma il suo sguardo, così dolce e pulito, abbatteva ogni mio muro di difesa e, quando improvvisamente mi attirò a sé per baciarmi, ebbi la sensazione di sciogliermi in quell'abbraccio.

Un bacio ti racconta molto più delle parole, ti trasmette emozioni e sensazioni profonde, e quel bacio mi regalò emozioni che non provavo da troppo tempo ormai. Mi sentii improvvisamente a casa.

Fu un bacio lungo, lento, con le sue mani che si intrecciavano nei miei capelli e le mie che giocavano con i suoi lobi e gli carezzavano il viso. Ebbi immediatamente voglia di fare l'amore con lui, anche lì, all'aperto, sotto un tetto di stelle ormai uniche luci dal cielo, e non ci fu bisogno di parole per decidere di prendere una stanza e trascorrere la notte insieme.

Quella notte affacciata su quel ramo del lago di Como....
fu una stupenda notte d'amore che ci fece provare l'emozione unica di sentirci in sintonia in tutto, anche a letto. Fu dolcissimo e attento a me e alle mie emozioni, mentre con delicatezza mi spogliò di tutto ciò che indossavo continuando a baciarmi.
La passione, in un crescendo di voglia, si impossessò dei nostri corpi, ormai completamente spogli di tutto, spogli di abiti e di pudori, di difese e di pregiudizi.
Mi prese dolcemente per i capelli mentre mi abbandonavo a lui, quasi a sancire il suo possesso su di me,  mentre le nostre bocche si nutrivano l'una dell'altra, e poi iniziò a percorrermi tutta come a volermi gustare, fino in fondo all'anima, e quando prese il mio fiore e ne succhiò il nettare, strinsi con forza le lenzuola tra le dita e credetti di essere in paradiso.

Facemmo l'amore per tutta la notte, in tutti i modi possibili, mai stanchi di noi, intervallando i nostri amplessi con brevi sonni abbracciati l'uno all'altra. E ancora oggi, che viviamo ormai insieme da diversi anni, ogni notte ci stringiamo l'uno all'altra, anche senza fare l'amore, anche solo per sentire il calore dei nostri corpi, anche solo per sentirci UNO, ogni notte dormiamo abbracciati come quella notte.


Buon week end




giovedì 5 luglio 2012

Quel ramo del lago di Como... parte 4



Arrossii violentemente alla vista del suo corpo perfetto che, con grande scioltezza, e senza alcun imbarazzo, mi stava mostrando. Aveva un fisico asciutto ma ben definito, con spalle larghe e pettorali appena coperti da una peluria molto virile, ma non eccessiva.
Forse la mia condizione di "vecchia zitella" modificava la mia visione, ma a me sembrava perfetto. Mi piaceva da morire quell'uomo. 
Dovette intuire il mio imbarazzo e la mia attrazione, perché lo vidi sorridere prima di dire

- forse è meglio che mi rimetta almeno la giacca, altrimenti se qualcuno ci vede qui, io mezzo nudo e lei tutta rossa, potremmo dare adito a succulenti pettegolezzi del tutto inutili... anche se sarebbe divertente vedere l'effetto che fa. Mi piace rompere gli schemi e spiazzare il prossimo-

Intanto la camicia, ritornata miracolosamente candida, sventolava sotto il getto d'aria calda dell'asciugamani, mentre i nostri sguardi erano sempre più complici.

- che ne dici di darci del tu?- disse infine 

- mi farebbe molto piacere, chiamami pure Ross, i miei amici è così che mi chiamano - mentre gli porgevo la camicia ormai asciutta 

- d'accordo Ross. Chiamami pure Mario, perché non ho alcun diminutivo del mio nome, quindi dovrò accontentarmi di farmi chiamare per nome....
E ....che ne dici se stasera, dopo il convegno, cenassimo insieme? Il ristorante dell'albergo ha una stupenda terrazza panoramica, sarebbe un vero peccato non godere fino in fondo della bellezza di questi scenari... Naturalmente poi ti riaccompagnerei io stesso a Milano più tardi. Mi farebbe davvero piacere se accettassi...-


Questo era un sogno....non era possibile che stesse capitando a me, la Bridget Jones all'italiana, un po' imbranata e non giovanissima, che non si piaceva mai ogni volta che si trovava davanti ad uno specchio ... invitata a cena dal capo bello, giovane e affascinante...

- accetto molto volentieri, grazie Mario. La tua compagnia è molto piacevole e anche io sono rimasta incantata dalla bellezza di questo posto; quando ti ho fatto la doccia di succo di frutta ero distratta proprio da quello -

Ci accordammo così per vederci subito dopo la fine del convegno, dopo che fossero andati via tutti i partecipanti, e tornammo finalmente nella sala dove i colleghi già bisbigliavano a bassa voce chiedendosi il perché di questo ritardo. 

Quando ci videro entrare, il brusio leggero delle chiacchiere ebbe una battuta d'arresto. Ebbi quasi l'impressione che tutti si fossero girati a guardarci rientrare dai bagni; vidi la collega dell'ufficio accanto al mio, che non mi era mai stata simpatica, parlare a bassa voce, e con aria maligna, all'orecchio della sua fida compagna di merende... Che morisse pure d'invidia! Avevo appena ricevuto un invito a cena dall'uomo più interessante, più simpatico e più affascinante di tutti. Alzai il mento in segno di sfida e mi accomodai al mio posto.


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Prossimo e ultimo appuntamento domani 06/07/2012 ore 10.00


mercoledì 4 luglio 2012

Quel ramo del lago di Como... parte 3


Il suo sguardo era magnetico e profondo come il mare in una grotta tra le rocce.C'era qualcosa che non mi quadrava. In genere i team manager che avevo conosciuto in precedenza erano tutti anzianotti, antipatici, concentrati su se stessi e sul business, e lui invece aveva tutto meno che l'aspetto di un vecchio burbero.
Nonostante i capelli brizzolati, si vedeva chiaramente che lui era un uomo giovane, intorno alla trentina, e inoltre non era per niente antipatico o concentrato solo sul potere e sul lavoro. Non si dava troppa importanza, e non si teneva a distanza come avrebbe fatto un altro suo omologo. Anzi, era addirittura ironico e simpatico.

- facciamo un patto: lei ora mi accompagna di là, mi dà una mano a ripulire al meglio la camicia, e io le prometto di non mandarla nè a Sing Sing nè ad Alcatraz, ma solo a Gaeta- disse sorridendo

- a Gaeta? mi manda in vacanza allora?... mmm....allora l'ho fatta più grossa di quanto pensassi...-

continuai a scherzare amabilmente, sapendo perfettamente che Gaeta invece era nota per il carcere militare. Mi piaceva il fatto che apprezzasse l'umorismo e che rispondesse scherzosamente a tono, invece di arroccarsi sulla sua posizione di superiorità. Mi mise immediatamente a mio agio.

- allora, andiamo? o preferisce Alcatraz?-

Mi porse la mano e insieme ci avviammo verso le sale da bagno dell'albergo dove avremmo potuto lavare via la macchia e asciugarla in pochi minuti grazie all'asciugamani elettrico.La sala da bagno era molto elegante, tutta in marmo giallo reale con inserti in verde Guatemala. I lavandini erano incassati nel piano in marmo e avevano rubinetteria classica in ottone. C'erano ciotole con pout pourry profumati in ogni angolo, e gli specchi erano illuminati da applique in ferro battuto e smaltato.

Mentre osservavo l'eleganza del bagno, non mi resi conto che lui intanto si era tolto la giacca e che si stava sbottonando la camicia...
Quando mi girai verso di lui, per capire cosa potessi materialmente fare per aiutarlo, me lo ritrovai a torso nudo con in mano la camicia macchiata.

- io sono una frana con il bucato, se mi aiuta con questa macchia senza dover ricorrere alla lavanderia, sono sicuro che troveremo un accordo per la destinazione...-


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Prossimo appuntamento domani 05/07/2012 ore 10.00


martedì 3 luglio 2012

Quel ramo del lago di Como... parte 2



- mio Dio, mi scusi...che sbadata che sono! Sono mortificata...-

mentre con il tovagliolo cercavo di asciugare almeno in parte tutto quel liquido giallastro che aveva irrimediabilmente impregnato i tessuti.

- non si preoccupi, è solo un po' di succo di frutta, in lavanderia sistemeranno tutto in breve tempo-

e intanto mi regalò un sorriso di quelli da mozzare il fiato.
Alzai lo sguardo, ancora imbarazzata e rossa per la vergogna, mentre gli altri partecipanti al convegno, che man mano stavano arrivando, mi osservavano con un ghigno cattivo che solo chi gode delle disgrazie altrui sa dipingersi in volto, e incontrai i suoi occhi. 

Mi si bloccò il fiato in gola.
Erano occhi profondi, intensi, fermi e decisi, ma un po' tristi e allo stesso tempo dolci. 
 
Non avevo mai provato sensazioni così contrastanti nel guardare per la prima volta una persona a me sconosciuta e provare la sensazione di aver capito la sua essenza solo da uno sguardo, quasi come se ci conoscessimo già da tempi remoti.
La mia mano era ancora appoggiata sul suo petto a cercare di ripulirlo, e mi vidi come in una scena al rallentatore alzare lo sguardo per rispondere alle sue parole cortesi, fermarmi con la mano a sentire il contatto con il suo corpo e rimanere con la bocca socchiusa in un'espressione da ebete.

Ci sono persone che emanano una luce, una sorta di magia, di aura, che entra in contatto con la tua sfera emotiva mandando a gambe all'aria la capacità di razionalizzare, e che porta tutto ad un livello più profondo, quasi subconscio, come se le anime si parlassero senza bisogno di parole. Lui era una di quelle persone. 

- io insisto....posso almeno occuparmi della lavanderia? è il minimo che possa fare dopo averle rovinato la camicia poco prima dell'inizio del convegno, e ora per colpa mia farà tardi - 

- non si preoccupi, il convegno senza di me non inizierà. Permetta che mi presenti: sono Mario Mancini, il nuovo team manager, e lei?-

- oh...bene...allora sono fritta...mi chiamo Rossella Di Moggio e ho appena innaffiato il nuovo team manager con il mio succo di frutta. Merito una punizione esemplare: Sing sing o Alcatraz?-

insieme alla battuta di spirito, gli porsi la mano e un sorriso col naso arricciato che voleva sdrammatizzare la situazione, ma che in fondo era drammatica solo per me.
Lui sembrava totalmente sereno e indifferente al fatto che avesse la camicia tutta bagnata.
Mi strinse la mano e il sorriso che seguì alle mie parole gli illuminò ulteriormente lo sguardo, chiaro e limpido.

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Prossimo appuntamento domani 04/07/2012 alle ore  10.00

lunedì 2 luglio 2012

Quel ramo del lago di Como... parte 1

Quel ramo del lago di Como....
era il posto più incantevole che avessi mai visto, e tutte le mie lamentele, durante il tragitto in taxy, sul perché l'azienda avesse deciso di organizzare un meeting così lontano dalla nostra sede, si erano spente in un attimo, solo guardando il panorama che si godeva dalla sala con la grande vetrata dell'albergo che ci ospitava.
L'albergo era in una posizione un po' sopraelevata rispetto allo specchio d'acqua fermo come una lastra frastagliata  di cristallo blu, e la bellezza del panorama si rivelò ai nostri occhi solo dopo essere entrati nel salone in cui si sarebbe tenuto il coffee break negli intervalli della lavorazione. Sorseggiavo un succo di frutta in attesa dell'apertura del convegno e, con aria sognante, guardavo tutta quella bellezza al di là del vetro. 
Ero quasi in estasi; la bellezza della natura riconcilia sempre con se stessi, e la scelta di un posto tanto lontano, forse, era motivata proprio dal suo fascino che avrebbe dovuto metterci di buon umore e attutire il colpo basso che stavano per assestarci, grazie a tutti i cambiamenti che il nuovo team manager, che avremmo conosciuto quel giorno, aveva deciso di apportare.
I pensieri volavano veloci a cosa sarebbe stato di me, qualora avessi dovuto cambiare residenza.
Non mi andava di abbandonare tutto, casa, amici, abitudini da ormai "vecchia zitella". Non avevo più l'età per assorbire i colpi dei cambiamenti così come può assorbirli un sacco da fit boxe.
Non sapevo se sarei stata in grado di riorganizzare la mia vita da capo, in un'altra città, e speravo vivamente di non essere rientrata in quel gruppo di collaboratori che avrebbero dovuto, loro malgrado, accettare la cosa o lasciare l'azienda.
Questi pensieri contrastavano con la sensazione piacevole regalatami dalla vista mozzafiato, così mi girai di scatto quasi a voler cancellare con un gesto brusco la magia di quel posto, che a mio avviso nascondeva un tranello.
Il mio gesto fu così brusco e improvviso che mi scontrai con un uomo che invece, tranquillo e silenzioso, si stava avvicinando alla vetrata per osservare anch'egli il panorama.
Il mio succo di frutta rovinò tutto sulla sua candida camicia e sulla cravatta procurando, a lui, un inaspettato bagno fresco mattutino, e a me, un immediato imbarazzo.


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Questo racconto ho deciso di scriverlo a "puntate" e ogni giorno, durante le mie vacanze al mare, verrà pubblicato in automatico un pezzo di racconto, in modo che non sentiate la mia mancanza mentre sono via.


Prossimo appuntamento quindi domani 03/07/2012 alle ore 10.00

( si, lo so...è perfido da parte mia...ma mi piaceva l'idea di una breve soap opera per iscritto)

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Chi è Manuela Rossa

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Manuela Rossa è un personaggio di fantasia, una sorta di "alter ego" di una donna che ha scoperto il potere dell'immaginazione e della scrittura per raccontarsi innanzitutto a sé stessa. I suoi scritti sono frutto di fantasia e non attingono che in modo marginale alla vita reale.

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